Abbigliamento

 

Il modo in cui ci si presenta agli altri provoca un forte impatto emotivo, soprattutto al primo incontro. Ed è, perciò, fondamentale conoscere le regole della buona comunicazione e dell'approccio che utilizziamo.

Giorni fa, il preside del Liceo Scientifico Scacchi di Bari, Giovanni Magistrale, ha emanato un'ordinanza per chiedere ai ragazzi della sua scuola di vestire con decenza, anche nell'imminenza dei primi caldi che, nel mezzogiorno italiano, si fanno sentire molto più che al nord. Nelle scuole pubbliche italiane, poi, non esistono sistemi di climatizzazione interna, diversi dai tradizionali ventilatori elettrici che, puntualmente, vanno a ruba dal 20 giugno in poi. E pensiamo che le classi quinte devono stare in aula fino al mese di luglio, per gli esami di stato. 


Ciò che il preside del liceo barese ha chiesto è di non vestire con pantaloncini corti e sdruciti, con canotte smanicate e molto scollate, con minigonne mozzafiato, di non mostrare l'ombelico, come se si stesse in spiaggia, e di non indossare ai piedi le ciabatte da mare infradito. Ovviamente, è assolutamente proibito il pareo, indossato come copricostume.

Un plauso al preside del liceo Scacchi, che ha saputo affrontare e vincere il malumore di alunni e genitori, i quali sono sempre i primi a reclamare la libertà di presentarsi a scuola come gli pare.

Nessuno vuole imporre il grembiulino, né la divisa, come ai tempi del fascismo. Ma esiste un decoro, ahimé dimenticato, ad abitare i luoghi della cultura, che un tempo molto lontano, ormai, erano ritenuti veri e propri templi del sapere laico.

Perciò, se quando si entra in chiesa ci si veste in maniera consona al luogo di culto che si sta visitando, allo stesso modo è d'obbligo il rispetto e l'osservanza di norme e regole comunitarie per chi abita una scuola dello stato.

Senza dimenticare il buon gusto, che dovrebbe precedere e sopravanzare, in ogni caso, qualunque tipo di regolamento o di ordinanza.

Dunque al bando i jeans strappati, le minigonne o i pantaloncini al di sopra del ginocchio, le canotte smanicate e troppo corte che lasciano scoperto l'ombelico. Al bando i pareo copricostume (nei luoghi di mare). Al bando ciabatte ed infradito.
Per fortuna, nella scuola italiana, il preside del liceo Scacchi è in buona compagnia. Difatti, già da un po' di tempo piovono ordinanze di questo tipo nelle scuole secondarie superiori, emanate dai dirigenti scolastici per richiamare all'ordine e alla disciplina quegli alunni che si presentano a scuola vestiti in maniera sciatta o inadeguata all'ambiente che frequentano.
La dirigente Sabina Fortunati, dell'Istituto Vinci Belluzzi di Rimini, intervistata ha risposto che ritiene un punto fondamentale quello dell'abbigliamento consono al luogo in cui ci si trova. Perché gli alunni, richiamati al rispetto delle regole, impareranno che il modo di vestire non è un fatto secondario nel mondo del lavoro. 

Il modo in cui ci si presenta agli altri provoca un forte impatto emotivo, soprattutto al primo incontro. Ed è, perciò, fondamentale conoscere le regole della buona comunicazione e dell'approccio che utilizziamo. Ciò vale anche e soprattutto quando si entra in competizione per un posto di lavoro, o quando quel posto lo si occupa già. 

Il decoro nel vestire, e la capacità di discernimento degli stili di abbigliamento utilizzati nei differenti contesti, non è assolutamente secondario, ed è un fatto educativo di forte rilievo. La scuola forma anche in questo modo, laddove la presenza e il coinvolgimento delle famiglie si dimostra fallimentare.

Riscopriamo, dunque, il piacere di vestirci in modo adeguato, ricordando che a scuola non andiamo a ballare o a fare festa nel paese dei balocchi. E nemmeno andiamo a prendere il sole.

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