La lettera sulla Felicità di Epicuro
Epicuro, fondatore della scuola filosofica ellenistica detta Il Giardino, scrive nella sua Lettera a Meneceo dello scopo fondamentale della filosofia, intesa come ricerca della felicità e quadrifarmaco per curare le quattro paure degli uomini: la morte; gli Dei; il dolore; la difficoltà di procurarsi piacere. In questo commento all'epistola c'è, di fatto, tutta la saggezza del filosofo del "vivi nascosto". La sua ricerca di felicità è in un piacere lungi dall'essere semplice edonismo. La sua pratica della filosofia ci insegna da sempre l'amore per la parsimonia, contro lo spreco e il lusso volgare. Solo il tornare ad una vita semplice può garantire all'uomo la felicità, come piacere senza dolore fisico, né turbamento spirituale.
Di cosa c'è bisogno, per voi, per essere felici?
c'è bisogno di essere felici interiormente,l'ideale di felicità non bisogna cercarlo nei beni materiali e terreni
RispondiEliminaSecondo me per essere felici bisogna avere qualcuno che ti faccia stare bene, che sia un amico o altro.
RispondiEliminaNon conta tanto il piacere materiale, ma l'affetto, l'amicizia e perché no, anche l'amore!
La felicità è un sentimento nettamente soggettivo. A volte si ha una visione leopardiana e si associa la felicità alla fine del dolore o alla speranza di un futuro evento lieto. Secondo me la felicità può scaturire anche da piccoli gesti, da cose semplici. Basta stare bene con se stessi e con i propri familiari, avere amici su cui contare e magari una persona speciale al proprio fianco per essere felici. Albano cantava: ” Felicità è un bicchiere di vino con un panino”, e a mio parere aveva pienamente ragione. Certo, nella vita non mancano "incidenti di percorso" ma anche questi servono. Grazie ad essi si cresce, si diventa più forti e anche la nostra felicità, messa alla prova dai vari ostacoli, diventa più stabile e saldamente ancorata alle cose davvero importanti, tralasciando le futilità.
RispondiEliminaIo penso che basti poco per essere felici. Anche secondo me, come Epicuro, la felicità deriva dall'assenza di dolore, ma anche dall'accontentarsi delle piccole cose. Infatti non c’è bisogno di vivere nel lusso e soddisfare qualsiasi desiderio abbiamo per essere felici. Una cosa importante è anche l’amore, non solo quello di coppia, ma anche quello verso la famiglia e gli amici. Questi possono renderti felice, starti accanto nel momento del bisogno, senza la necessità di possedere qualcosa di materiale.
RispondiEliminaSi dice che i soldi non facciano la felicità. La penso alla stessa maniera, perché la cosa importante è avere qualcuno sempre accanto e il denaro è solo qualcosa che può aiutarti in alcune situazioni.
noi adolescenti viviamo in un mondo dove la parola ''felicità'' è sinonimo di ''ribellione'' e per questo riteniamo opportuno fare ciò che è sbagliato ,ciò che è fuori dal comune e che molto spesso porta anche a conseguenze negative. Secondo me essere felici vuol dire stare bene con noi stessi e poichè ritengo che non esista felicità se c'è solitudine ,stare bene anche con gli altri. Spesso noi non ce ne rendiamo conto ma la felicità si trova nelle cose più semplici, quelle che si trovano nella quotidianità e che molte volte diamo per scontate.
RispondiEliminaclasse terza D online
RispondiEliminaGli Epicurei cercano soprattutto la felicità, mentre per gli Stoici è fondamentale la virtù (attraverso la quale si raggiunge poi anche la felicità)...per voi nella vita è più importante essere felici o essere virtuosi o le due cose possono coincidere non escludendosi reciprocamente?
RispondiEliminaRitengo la felicità più importante dell'essere virtuosi ma solo se la felicità che si ottiene è una felicità duratura o, meglio ancora, eterna in quanto una felicità non duratura non può che essere una felicità falsa o fondata su false emozioni.
RispondiEliminac'è qualquadra che non cosa...
RispondiEliminaLa felicità di certo non è un bene materiale , non è qualcosa che si possa comprare con il denaro , o qualcosa che si possa avere in qualsiasi momento della nostra vita . Secondo me la felicità non dipende soltanto da se stessi , ma per il raggiungimento della felicità bisognerebbe tenere conto anche di chi e di ciò che ci sta intorno.
RispondiEliminaBasti pensare alle amicizie , agli amori , alle emozioni che si provano sopratutto durante l'adolescenza e sono proprio questi a dare ad un ragazzo la "vera" felicità . Quindi come ci diceva Epicuro i piaceri "raffinati" ( il potere , la gloria e la ricchezza ) compromettono l'atarassia e quindi solo il tornare a svolgere una vita semplice può donare agli esseri umani la felicità.
Secondo me l'essere felici e l'essere virtuosi possono coincidere perchè avere delle virtù può portare ad uno stato di felicità ; poichè le virtù sono appunto delle caratteristiche particolari e positive di un essere umano,e queste positività possono portare ad una buona considerazione dell'uomo che quindi vive in maniera felice!
RispondiEliminaIo penso che dalle virtù debba necessariamente scaturire la felicità. Se si agisce seguendo il bene non si potranno fare scelte sbagliate. In questo modo le tue scelte ti porteranno ad essere sereno, a non provare dolore e di conseguenza ad essere felice.
RispondiEliminaterapia tapioca
RispondiEliminaOggi andiamo a pizzare la pizza in mangeria
RispondiEliminaragazzi avete le slacce scarpate...
RispondiEliminaallacciascarpa scarpallaccia u.u
EliminaSecondo me la Felicità è uno dei sentimenti più importanti, la felicità come se fosse antani è più importante della terapia tapioco virtuosa..
RispondiEliminaCon fuochi fatui perdunque aggiungerei che l'obbiettivo umano, secondo un principio di scappellamento a destra è la felicità, come appunto cercano i saggi epicurei...
Credo che le due cose possano convivere senza problemi perchè essere virtuosi non implica un impedimento della felicità anzi in alcuni casi premia l'individuo ed inoltre ritengo che la felicità non sempre derivi da qualcosa di "proibito" cosa che in giovinezza purtroppo si verifica mo lto spesso
RispondiEliminaio avrei azzardato un paragone bigalato tra felicità e virtù!!
Eliminae stai piu attento alla grammatica!!
EliminaEssere felici o essere virtuosi? In un primo momento sicuramente risponderei che le due cose possono coincidere non escludendosi reciprocamente, riprendendo il pensiero stoico secondo il quale il comportamento virtuoso, risultato del conseguimento della liberazione ascetica dalle passioni, è di per sé portatore di felicità. In seguito è inevitabile pensare anche ad altro, infatti spesso avere molte conoscenze, essere virtuosi ed intelligenti non porta alla felicità anzi, ti allontana da essa. Si suol dire:"Beata ignoranza", cioè meno sai e più sei felice. Il mio pensiero dunque non è univoco, ma tirando le somme penso che preferirei essere virtuosa pur essendoci la probabilità di non essere felice invece di ignorare tutte le virtù.
RispondiEliminaSecondo me, la felicità e la virtù possono coincidere tra di loro perché dalla virtù scaturisce anche la felicità. La virtù deve essere perseguita per un dovere morale, eseguendo tutto ciò che permette di raggiungere la virtù, ne consegue la felicità.
RispondiEliminabrava
EliminaSecondo me la felicità e la virtù possono coincidere, ma questo non accade sempre poichè molte volte il sapere porta anche alla non felicità.a mio parere quest'ultima è più importante poichè ci porta a una situazione di benessere interiore mentre non sempre questo accade con la virtù perciò preferisco essere felice e ignorare alcune virtù.
RispondiEliminapenso che la virtù possa coincidere con la felicità,poichè è proprio attraverso la virtù che andiamo alla ricerca di ciò che ci fa star bene con le persone che ci circondano
RispondiEliminaIo penso che nella vita sia più importante essere virtuosi che felici. Nella vita anche la felicità è importante, felicità che deriva da vari ambiti, ma la virtù può aiutare a scegliere il bene.Però le due cose possono anche coincidere non escludendosi reciprocamente perchè, come dicono gli Stoici, attraverso la virtù si può essere felici.
RispondiEliminaDunque, o il desiderio della felicità dev’esser la causa movente per la massima della virtù, o la massima della virtù dev’esser la causa efficiente della felicità. Il primo caso è assolutamente impossibile; perché (come si è dimostrato nell’Analitica) le massime che pongono il motivo determinante della volontà nel desiderio della propria felicità non sono affatto morali, e non possono fondare nessuna virtù. Ma il secondo caso è anche impossibile, perché nel mondo ogni connessione pratica delle cause e degli effetti, come conseguenza della determinazione della volontà, non si conforma alle intenzioni morali della volontà, ma alla cognizione delle leggi naturali e al potere fisico di usarle per i propri fini, e quindi nel mondo non si può attendere nessuna connessione necessaria e sufficiente pel sommo bene, della felicità con la virtù, mediante l’osservanza esattissima della legge morale.
RispondiEliminasei un filosofo?
Eliminala virtù e la felicità nella nostra vita sono in stretto contatto tra loro perchè da una ne può derivare l altra infatti penso che vivere seguendo la virtu possa farci vivere la vita in modo più felice...
RispondiEliminaOttimo...
EliminaSBILCENACA
EliminaLa terapia tapioca, come se fosse antani con scappellamento è fondamentale per la virtù dei saggi stoici, ma per gli epicurei tutto deriva dai fuochi fatui, con la spiliguda, per addirittura septa o quintana, si è sempre pensato ciò. Ma da circa sentordici anni, la drinis ha fatto il suo effetto, diffondendo la boldi e la vusdo come idea principale per la felicità.
RispondiEliminaLa prima delle due proposizioni, e cioè che la ricerca della felicità produca un motivo d’intenzione virtuosa, è falsa assolutamente; ma la seconda, e cioè che l’intenzione virtuosa produca necessariamente la felicità, non è falsa assolutamente, ma solo in quanto vien considerata come la forma della causalità nel mondo sensibile, e, quindi, se io ammetto l’esistenza in esso come l’unico modo di esistenza dell’essere razionale; dunque, è falsa solo in modo condizionato. Siccome, per altro, non solo ho il diritto di concepire la mia esistenza anche come noumeno in un mondo intelligibile, ma nella legge morale ho anche un motivo puro intellettuale determinante della mia causalità (nel mondo sensibile), così non è impossibile che la moralità dell’intenzione abbia una connessione, se non immediata, almeno mediata (mediante un autore intelligibile della natura), e invero necessaria come causa, con la felicità come effetto nel mondo sensibile; il quale legame, in una natura che è semplicemente oggetto dei sensi, non può mai aver luogo in altro modo che accidentalmente, e non può bastare pel sommo bene. Dunque, nonostante questo contrasto apparente di una ragion pratica con se stessa, il sommo bene è il fine necessario e supremo di una volontà moralmente determinata, un vero oggetto di essa; poiché esso è praticamente possibile, e le massime della volontà, le quali quanto alla loro materia si riferiscono a quest’oggetto, hanno realtà oggettiva, che fu còlta in principio mediante quell’antinomia nel legame della moralità con la felicità secondo una legge universale, ma per semplice equivoco, perché si considerò la relazione tra fenomeni come una relazione della cose in sé con questi fenomeni.
RispondiEliminabravo kant
EliminaCredo che la felicità e la virtù sono due sentimenti che possono coincidere. Si può essere felici anche essendo virtuosi. Come diceva Epicuro per essere felici basta solo soddisfare i beni primari come mangiare bere o dormire e non occorre vestirsi in modo elegante o mangiare cose raffinate. Inoltre penso che per essere felici occorre essere tranquilli ed avere una pace interiore per affrontare con tranquillità i momenti dolorosi.
RispondiEliminaSe dovessimo fare un paragone bigalato tra la poetica nutritana di ARISTOTELE,lo scalpellamento di SOCRATE e e il bunga bunga di berlusconi,cosa rispondereste?
RispondiEliminal'eros delle cinque finferle di platone
EliminaCome trazione anteriore della supercazzola bitumata ?!
RispondiEliminaVirtù è il contrario di vizio; quindi, buone qualità, buone attitudini, rettitudine morale e di giudizio. Penso che al giorno d'oggi virtù e felicità sono due condizioni complementari:chi vive una vita basata sulla ricerca della virtù,sicuramente sarà in una condizione di felicità e serenità.
RispondiEliminakeep calm and CHA CHA CHA
EliminaPERCHE TRAZIONE ANTERIORE E POSTERIORE DANNO UNA 4 X 4
RispondiEliminaleccisottiiiiii mmmmmmmmmmmm
RispondiEliminasicuramente la virtù è migliore della felicità
RispondiEliminafortugno non te la ruba nessuno la rossa golosa di cicelli
RispondiEliminaGIUSEPPE DI LASCIA, NON TE LA SENTIRE. EVITA
EliminaGIUSEPPE HA LIOCE CHA CHA CHA
Eliminacarella ti lasciamo in autogrill!!!
RispondiEliminaTi lasciamo ti lasciamo ti lasciamo in autogrill!!
Eliminagrazie tante
RispondiEliminaPrega la tua fine è vicina!!
Elimina"i soldi non fanno la felicità".... cit. un cretino
RispondiEliminaSecondo me la virtù e la felicità possono coincidere perché si può tranquillamente essere virtuosi e allo stesso tempo felici. Perché per diventando virtuosi si è felici.
RispondiEliminaLa felicità spesso corrisponde alla presenza di beni materiali, ma questa corrispondenza è del tutto sbagliata. La felicità è un sentimento, quindi corrisponde ad un altrettanta cosa astratta, il bene di un amico, o l'amore del proprio fidanzato/fidanzata... e come si dice, i soldi non fanno la felicità
RispondiEliminama che dici!!!
Eliminaleccisottti poco ricotta a martino...in gita non c è ;)
RispondiEliminagiuse smettila che sei ridicolo
Eliminaahahahha sei simpatico oh ! :D nasconditi dietro l'anonimo
EliminaOH NON SONO IO....AVETE ROTTO
EliminaIl significato del ragionamento kantiano è il seguente: il desiderio di felicità non può mai essere la causa della virtù, altrimenti questa sarebbe finalizzata ad uno scopo diverso dalla virtù stessa e non sarebbe morale. Che la virtù, perseguita in modo disinteressato, determini la felicità non è possibile nell’ambito fenomenico, della causalità fisica, ma non possiamo escludere che tale legame venga stabilito in ambito noumenico, da Dio. In questo caso, infatti, la virtù è perseguita autonomamente, senza essere indirizzata a un fine eteronomo. In altri termini, non mi comporterei moralmente se lo facessi per meritare la felicità, ma posso aspettarmi che alla virtù debba corrispondere la felicità. Questa corrispondenza non può essere assicurata dall’ordine fisico della causalità, per cui devo postulare l’esistenza di un essere onnipotente e giusto che la garantisca. In ultima analisi, quindi, la virtù dà la felicità, anche se non deve essere seguita in vista di questo fine. La morale kantiana è comunque una morale del dovere: dobbiamo conformare la volontà (l’intenzione) alla razionalità della norma. La felicità fa seguito alla morale, non la determina e non ne rappresenta l’aspetto principale.
RispondiEliminaCalmati!
EliminaKant e Ball
EliminaCome sappiamo la felicità è la capacità di ogni essere umano di raggiungere il piacere interiore, molte volte attraverso azioni imprudenti o sbagliate(uso di alcool,droga o altre sostanze stupefacenti soprattutto per i giovani).Attraverso la virtù,che secondo gli stoici è il risultato del conseguimento dell'apatia cioè della liberazione dalle passioni,è possibile raggiungere la felicità. Quindi,a mio parere,la felicità e la virtù sono strettamente correlate in quanto attraverso la virtù è possibile raggiungere la felicità. Sinteticamente, è possibile raggiungere la felicità attraverso il mezzo della ragione.
RispondiEliminaIo credo che nella vita sia le virtù che la felicità siano necessari per tutti gli esseri umani: senza questi valori infatti la vita sarebbe vuota.Inoltre penso che dalle virtù derivi automaticamente la felicità perché per essere felice bisogna prima stare bene con se stesso.
RispondiEliminaleccisoooooooo n t abbusck nind!
RispondiEliminasei prevedibile.
EliminaNUNZIA CHE LA DA IN GITA A 1.000001
RispondiEliminaFace of stone !!
Eliminasiiiiii!!!!!
Eliminama fa i pompini con o senza risucchio?
Eliminama che vuole steven segal
RispondiEliminaMARTINO... UN TUFFO IN PISCINA?
RispondiEliminaMa è ubriaca ... nono non capisce niente ...
RispondiEliminamartino sei bagnato
RispondiEliminaMartino Vieni in gita... in tutti i sensi!!
RispondiEliminaAhahahahahahahah
EliminaSI E BAGNATO MARTINO
RispondiEliminava a a fa i gar d atletic tu!
RispondiEliminaelsiiignignignignignigni
RispondiEliminaAhahah scusate sono stato io
EliminaNo ero io
EliminaNo io, scusate
Eliminaocchio che qualcuno si mangia la mano
RispondiEliminaEL SHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA 922222222... ACCIAFF CO CACCAVELL...
RispondiEliminastev chin chin
RispondiEliminaLE PALLE ABBOTTATE DI MARTINO
RispondiEliminaho la mano tutta mangiata
RispondiEliminaSe faccio le flessioni trovo il petrolio ;)
RispondiEliminami dicono che in classe se la sentono un po'
RispondiEliminaIN GITA CHI ME LA DA?
RispondiEliminaIooo
EliminaLa felicità è data dalle piccole cose. Per me la felicità infatti non deriva dalla ricchezza, ma da momenti di serenità e gioia trascorsi in compagnia delle persone care che ogni giorno riempono le nostre giornate.
RispondiEliminaSecondo me la ricerca della felicità epicurea può convivere con il comportamento virtuoso consigliato dagli stoci. Infatti trovando un equilibrio fra le due correnti di pensiero si può vivere più felicemente. Il conseguimento dell'apatia, quindi il distaccamento da passioni terrene, e vivere la vita secondo saggezza può aiutare ad alleviare eventuali "dolori" e raggiungere quindi uno stato di felicità e di pace interiore.
RispondiEliminaSecondo me la felicità è prendere più di sei con la pistone
RispondiElimina