Pace è prendersi cura
Muro di Berlino e Kaki di Nagasaki al Liceo
Marconi
Convegno sul nucleare
Nell’ambito
del progetto Uomo – Mondo e per commemorare il trentennio della caduta del muro
di Berlino e la piantumazione del Kaki di Nagasaki, presso il liceo scientifico
Guglielmo Marconi di Foggia si è svolto un convegno che ha visto la
partecipazione dei docenti della nostra Università degli Studi, il professor Aldo Ligustro, di Diritto
Internazionale e Presidente della Fondazione Monti Uniti di Foggia; e il
professor Roberto Rana, di Merceologia e di Educazione Ambientale. Ad
introdurre l’evento, che si è tenuto nell’Auditorium dell’istituto, alla
presenza di numerose classi liceali, e degli alunni del progetto, la Dirigente
del Liceo Marconi, Professoressa Piera Fattibene.
La
Dirigente ha informato i presenti che la giornata del 9 novembre è stata
volutamente dedicata dal MIUR alla libertà, perché definita dal Parlamento
Italiano Giornata Nazionale della Libertà dai Totalitarismi, nel giorno che
ricorda l’abbattimento di un muro, e di un confine, che impedivano ai Berlinesi
dell’epoca di recarsi verso l’ovest democratico e capitalistico.
In
apertura dei lavori il professor Michele Quintana, docente di Religione del
liceo Marconi, ha poi ricordato finalità e metodi del progetto Uomo – Mondo,
spiegando ai presenti che al termine della giornata, nel cortile della scuola,
sarebbe avvenuto il raccolto della prima produzione di frutta del Kaki di
Nagasaki, piantato nel giardino dell’istituto
il 10 aprile 2013, circa sei anni prima dalla Preside Michelina Boccia,
e dalla dottoressa Hara Francesca Hiroko, testimone diretta dei fatti
concernenti l’esplosione atomica del ’45 in Giappone. Il Kaki è un piccolo
miracolo della natura che sopravvive alla morte. Già la nascita della pianta
madre fu un evento eccezionale. L’agronomo, Dottor Ebinuma, riuscì a ricavarla
da una pianta fossilizzata ma ancora parzialmente vitale, sopravvissuta
all’esplosione nucleare del 9 agosto 1945. I due terzi del tronco erano
bruciati e il resto ridotto a una larva quasi cinerea. Eppure dopo anni di
tentativi una piccola parte di quel tronco annerito germogliò. Curata con
amore, quella pianta generò molti piccoli “figli” che sono stati sparsi per il
mondo - ormai sono circa 300 - per portare a tutti lo stesso messaggio: la vita
vince sulla morte. La bassa vitalità della pianta madre rende però difficile
l’attecchimento e la produzione di fiori e frutti nei figli. L’agronomo spiegò
di non aspettarsi risultati prima di 10 anni. Invece dopo solo 6 anni la pianta
del liceo Marconi ha dato i suoi frutti. A festeggiarla anche alcuni studenti
che l’avevano piantata sei anni prima.
A
seguire la professoressa Antonietta Pistone, docente di Storia del liceo
Marconi, ha parlato della divisione del mondo in due blocchi politici ed
economici differenti, facenti capo al Patto Atlantico e al Patto di Varsavia,
negli anni della Guerra Fredda. L’est filosovietico dominato dal regime
comunista e dal socialismo economico, e l’ovest filoamericano, libero e opulento.
Solo al termine della Guerra Fredda, nel 1992 con il Trattato di Maastricht, si
comincerà a delineare l’Unione Europea.
Il
professor Aldo Ligustro, testimone dell’evento storico della caduta del muro di
Berlino, che all’epoca dei fatti si trovava in Germania per attività di studio
e di ricerca, ha raccontato come il muro è stato edificato, e come è venuto
giù, inaspettatamente per tutti, quella notte del 9 Novembre del 1989,
rappresentando una forte esperienza di vita vissuta: “Avvertito da un’amica giornalista
mi precipitai alla porta di Brandeburgo. Ogni tanto si vedevano alcuni tedeschi
dell’est che si affacciavano titubanti dall’altra parte, percorrevano pochi
metri, guardando in alto alle loro spalle se le guardie avessero intenzione di
sparare, poi tornavano indietro. Per molto tempo la situazione restò questa.
Poi alcuni, che erano tornati indietro, riemersero dalle brume della notte con
altri amici, sempre più sicuri. Era fatta! Il muro era caduto”. Le immagini
delle picconate e dell’abbattimento saranno dei giorni e delle settimane
seguenti. Quella sera a prevalere era ancora la paura. La mancanza di ordini
alle guardie di confine stava anzi producendo una strage in Bornholmerstrasse,
dove alcune guardie sembravano in procinto di sparare. Il loro comandante si
prese però la responsabilità di impedirlo e fece alzare le sbarre.
Il
professor Rana ha invece relazionato sui possibili disastri del nucleare, e
sulle oggettive difficoltà tecniche per tenere sotto controllo tutti i
possibili eventi. Il decadimento delle scorie
che richiede tempi molto lunghi per lo smaltimento dei rifiuti tossici
radioattivi non lascia scampo, e inquina senza posa il pianeta, determinando
malformazioni e malattie che hanno costi elevati per la società. Ciò accade non
solo quando il nucleare venga utilizzato per scopi bellici, ma anche per la
produzione di energia. Tematica estremamente attuale, visto il rischio di
fraintendere la svolta ecologica che finalmente ha investito i media, con un
ritorno al nucleare, considerato falsamente pulito perché con minori emissioni
di CO2.
Infine
la dott.ssa Hara Hiroko, 77 anni, nata a Tokio. Aveva solo 3 anni quando vi
furono le esplosioni nucleari. I suoi genitori erano entrambi medici. Sua madre
decise di partire per aiutare i feriti ad Hiroshima e portò la figlia con sé.
Non si conosceva ancora bene l’effetto delle radiazioni. Solo dieci giorni dopo
la madre morì perché la pioggia nera le aveva procurato delle ferite mortali.
Il padre, che si trovava in altra zona sopravvisse, ma non per molti anni.
Intanto la piccola Hiroko, allontanatasi dai territori contaminati, negli anni
della scuola elementare si sottoponeva a massicce dosi di medicinali e
chemioterapici per combattere la leucemia e altre patologie indotte. Alcuni
medici arriveranno a dirle che sarebbe stato davvero difficile anche per lei
sopravvivere. Trasferitasi in Italia al seguito del padre, che subito dopo
sarebbe morto, diventava medico e, soprattutto nel campo dell’immunologia, oggi
collabora a varie ricerche proprio con il centro di Nagasaki.
I
ragazzi del liceo, che ormai si considerano “genitori adottivi” della pianta, e
tutti i partecipanti al progetto Uomo – Mondo, realizzato in collaborazione dai
docenti Michele Quintana, Luigi Paparesta, Ciro Quirino e Giuseppe La Porta,
hanno poi edificato ed abbattuto un fittizio muro di scatole di cartone, dove è
scritto “Pace è prendersi cura”, svelando a tutti i presenti, al momento della
raccolta dei Kaki, il tema del progetto sul quale lavoreranno quest’anno.
La
frase scritta sui cartoni è in bella mostra all’ingresso del liceo Marconi,
figurando come un monito ed un invito, al tempo stesso, ad abbandonare
l’indifferenza, foriera di morte e di desolazione, e a vestire i panni della
compassione e dell’empatia, che inneggiano al trionfo della bellezza, della
gioia, e della vita.
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